Alla scoperta del Trivial Pursuit, il quiz amato da grandi e piccini
mettere alla prova la cultura generale di ognuno sui temi più disparati. Chi ha avuto modo di
giocarci saprà già che si tratta di rispondere in maniera esatta al maggior numero possibile di
domande suddivise per categorie.
Oggi il Trivial Pursuit è stato tradotto in decine di lingue differenti e da oltre 40 anni è uno dei
giochi che non manca mai sugli scaffali delle case italiane e non solo. Infatti, si tratta di un
prodotto adatto ad adulti e bambini ed è perfetto per organizzare serate in famiglia o con gli
amici.
Storia di un gioco leggendario
Nel dicembre del 1979 due giornalisti canadesi, Scott Abbott e Chris Haney stanno giocando a
Scrabble, la versione americana del nostro Scarabeo, ma devono interrompere la partita dopo
pochi minuti perché hanno perso alcune lettere e non possono comporre parole di senso
compiuto.
Questo incidente li porta a ragionare sul fatto che i giochi da tavolo possono essere un business
molto remunerativo ed iniziano a riflettere su come crearne uno da zero, prendendo spunto dai
quiz televisivi che negli anni Settanta andavano di monda negli Stati Uniti, come Jeopardy!.
Il risultato di tali considerazioni è stato appunto Trivial Pursuit, il gioco che ha definito la cultura
pop negli anni Ottanta, superando in vendita i grandi classici di quel periodo. L’avvento sul
mercato è avvenuto in un momento storico nel quale l’industria dei board game era in difficoltà,
ma, nonostante ciò, il gioco è riuscito a imporsi con successo nel giro di pochi mesi dalla sua uscita.
Abbott e Haney hanno impostato un regolamento piuttosto basilare, con poche e semplici regole e
dunque accessibile a chiunque, ma i due hanno dovuto lavorare duramente per costruire le
domande su cui si basa il Trivial Pursuit. Questo perché bisognava evitare i giocatori potessero
memorizzare facilmente le risposte, rendendo inutile il gioco dopo poche partite.
Oggi un’operazione del genere sarebbe semplice con l’utilizzo dei computer moderni, ma
all’epoca non esistevano enciclopedie online o motori di ricerca e dunque l’unico sistema era
consultare a mano decine di fonti. Haney nel 1981 si trasferisce sei mesi in Spagna per lavorare ai
quesiti e insieme al fratello riesce a produrre oltre 10.000 domande, selezionandone 6.000.
Nello stesso anno Abbott e Haney propongono il gioco a varie aziende specializzate, ma la loro
proposta viene rifiutata a causa della scarsa esperienza dei due, ritenuti esordienti nel settore. Alla
fine, decidono di commercializzare Trivial Pursuit autonomamente e fondano una loro società, la
Horn Abbott. Il gioco viene quindi messo in commercio in Canada a 30 dollari canadesi.
Nel 1982 diventa il board game più venduto dell’anno e l’anno seguente firmano un contratto di
vendita con un’azienda americana per la distribuzione negli Stati Uniti. Il lancio americano è un
trionfo, anche grazie alle attività di marketing che coinvolgono diverse celebrità di quegli anni.
Nel 1984 Trivial Pursuit incassa 660 milioni di dollari, due volte il fatturato dell’intero settore dei
giochi da tavolo dell’anno precedente e negli anni Ottanta ha superato le vendite dell’allora gioco
più famoso del mondo, il Monopoly. Nel 2008 la Hasbro acquisisce i diritti del Trivial Pursuit dai
due creatori per 80 milioni di dollari.
In Italia il gioco arriva nel 1984 e viene presentato al Circolo della Stampa di Milano alla presenza
di giornalisti, attori e personaggi dello spettacolo che si offrono di prendere parte ad una partita
dimostrativa.
Come si gioca a Trivial Pursuit
La scatola del Trivial Pursuit nell’edizione italiana contiene un tabellone di cartone, un dado, 1.000
schede con 6 domande ognuna e altrettante risposte sul retro, 6 segnaposto per ogni categoria, 36
cunei da mettere nei segnaposto.
Le 6.000 domande sono inerenti a 6 diverse categorie contrassegnate ciascuna da un colore e da
iniziali: geografia (blu), spettacolo (rosa), storia (giallo), arte e letteratura (marrone), natura e
scienza (verde), hobby e sport (arancione).
Ad ogni giocatore viene dato un segnalino e tutti dovranno metterli nella casella centrale a forma
esagonale. Per decidere chi inizia si lancia il dado e chi pesca il numero più alto potrà cominciare. Il
primo lancerà nuovamente il dado e muoverà il segnaposto in qualsiasi direzione per le caselle
corrispondenti al numero del dado. Lo stesso faranno poi gli altri giocatori.
Ogni volta che i giocatori mettono il segnaposto su una casella devono rispondere ad una
domanda della categoria indicata sulla casella. La domanda viene letta da uno degli avversari e se
il giocatore risponde esattamente ha poi diritto ad un altro lancio del dado e relativa domanda e si
procedere così fino a che non sbaglia, passando il turno al giocatore a sinistra.
Per ogni lancio di dado si dovrà cambiare direzione e non si potrà tornare sui propri passi. Quando
un partecipante raggiunge una casella finale di categoria e risponde alla domanda correttamente
può prendere il cuneo segnapunti del colore della categoria e lo mette nel proprio segnaposto.
Se il giocatore finisce su una delle 12 caselle con la figura dei dadi può lanciare il dado senza dover
rispondere ad un quesito. Quando si arriva all’esagono centrale prima di avere i 6 cunei, l’esagono
stesso diventa una carta jolly e si può rispondere ad una domanda di una categoria a scelta.
Il giocatore che raccoglie tutti i cunei può muovere il segnaposto verso l’esagono centrale per
provare a vincere la partita. In questo caso gli avversari si consultano sulla categoria della
domanda finale e se la risposta data è esatta il giocatore in questione vince la partita. Altrimenti
resta nell’esagono centrale, aspetta il turno seguente per allontanarsi dall’esagono di tante caselle
quanti punti indicati dal dado e proverà a ritornarci con i lanci seguenti.