Monopoly: il gioco immobiliare più famoso del mondo
Monopoly: il gioco immobiliare più famoso del mondo
Tra i grandi classici dei giochi da tavolo non si può fare a meno di parlare del famigerato Monopoly, presente oggi in milioni di case in ogni angolo del globo. Ideato negli Stati Uniti agli inizi del Novecento e brevettato in versione modificata negli anni Trenta, in Italia sbarca in epoca fascista con il nome di Monopoli. Il nome stesso del gioco deriva dal principio economico di monopolio, cioè il dominio sul mercato da parte di un unico venditore.
Infatti, il Monopoly nasce con l’obiettivo di mettere in guardia la società dai rischi del capitalismo, ma di fatto ne è diventato uno dei principali simboli, tanto da essere poi censurato per molti anni in Unione Sovietica. Oggi il gioco è concesso in licenza ad oltre 100 Paesi del mondo ed è stato tradotto in ben 37 lingue differenti. Ma qual è la vera storia dietro il successo planetario del Monopoly? E come è arrivato in Italia?
Storia e diffusione del Monopoly
Le origini del Monopoly sono state abbastanza dibattute e non sempre concordanti. Per molti anni si è diffusa una versione secondo la quale sarebbe stato ideato da Charles Darrow, ingegnere che nel 1934 propone alla casa editrice Parker Brothers un gioco da lui inventato che si basa sulla compravendita di immobili e terreni. La società avrebbe però respinto la proposta, costringendo Darrow a produrre da solo il gioco e mettere in vendita il Monopoly in un grande magazzino di Filadelfia.
In poco tempo riesce a vendere 5000 copie e l’anno successivo la Parker Brothers decide di acquistare definitivamente il gioco. In realtà, si è poi scoperto che quella proposta da Darrow non era una sua invenzione, ma la rielaborazione di altri giochi diffusi sul mercato. Il meccanismo di base era quindi ispirato al gioco ideato nel 1903 da Elizabeth Magie con il nome di The Landlord’s Game. La donna aveva studiato le idee dell’economista Henry George e voleva semplicemente diffondere la sua teoria sull’imposta unica sui terreni.
Il gioco di Magie era stato brevettato nel 1904 e prodotto per la prima volta nel 1906. In principio le vendite non erano state particolarmente elevate, ma nel tempo il gioco si è diffuso in molti Stati del nord-est. Scaduto il brevetto, nel 1921 l’autrice aggiunge alcune modifiche ed ottiene un secondo brevetto, ma di fatto diverse persone sono riuscite a brevettare nuovi set di regole. Il gioco intanto cresce in popolarità e inizia ad essere chiamato Auction Monopoly o soltanto Monopoly.
Negli anni il gioco arriva nelle mani di Charles Todd, amico della fidanzata di Charles Darrow, il quale a sua volta decide di introdurre ulteriori modifiche, cambiando alcuni dettagli della plancia. Ecco, quindi, che Darrow incontra la Parker Brothers che ne acquisisce ufficialmente i diritti. Tutta la vicenda resta ignota per decenni, fino a quando Ralph Anspach non mette in vendita il gioco Anti-Monopoly e viene accusato dalla Parker Brothers di violazione di copyright.
La causa legale si trascina per molto tempo, fino a quando non si scopre la vera storia e Anspach ottiene una sentenza a suo favore che sancisce una volta per tutte che il Monopoly non poteva essere ritenuto un’idea originale di Charles Darrow. Negli anni Quaranta il gioco è ormai molto popolare anche al di fuori degli Stati Uniti, diventando un’arma di grande aiuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Tutto è iniziato nel 1941, quando la Croce Rossa inglese decide di includere il Monopoly nei pacchi di aiuti per i soldati prigionieri in Germania come forma di intrattenimento. Poiché le autorità dei campi di prigionia ne permettevano l’ingresso senza difficoltà, i servizi segreti del Regno Unito cominciano ad inserire nei tabelloni bussole, mappe e documenti di fuga. Anche carte e quadrati venivano manipolati per occultare questi materiali delicati utili per favorire le fughe e le evasioni.
Dal secondo dopoguerra il Monopoly ha quindi conquistato il resto del mondo e negli anni Settanta riesce anche a spopolare in Unione Sovietica, nonostante si accennasse ai concetti di capitalismo e proprietà privata, assolutamente banditi dalla cultura comunista. Ben presto il gioco è vietato dalle autorità ed inizia ad essere importato illegalmente nel Paese.
Nel frattempo, nascono versioni casalinghe e modificate con materiali di fortuna e nomi di strade e proprietà presenti in Unione Sovietica. Ciò dimostra come il successo del Monopoly abbia valicato le barriere culturali e ideologiche, giungendo in luoghi inaspettati e in contesti socioeconomici in cui i suoi principi non erano aderenti alla realtà politica del momento.
L’edizione italiana del Monopoly
Nel 1936 l’editore Arnoldo Mondadori riceve una scatola del Monopoly dagli Stati Uniti, accompagnata da una lettera che offriva l’acquisto dei diritti di gioco per la pubblicazione in Italia. Mondadori allora riunisce a Milano un gruppo di traduttori, giornalisti e funzionari per chiedere se fossero interessati al lancio del gioco. Tra questi vi era Emilio Ceretti, il fondatore della Editrice Giochi che da subito si trova ad affrontare le difficoltà imposte dal regime fascista per la traduzione.
Infatti, le leggi dell’epoca proibivano l’utilizzo di nomi inglesi e per questo Ceretti decide di italianizzare il nome del gioco che da Monopoly diventa Monòpoli, con l’accento sulla seconda “o” per evitare una pronuncia scorretta ed eventuali censure. Dopo avere tradotto e italianizzato il gioco, questo è stato introdotto nelle prime famiglie milanesi che lo accolgono con grande entusiasmo.
I nomi sul tabellone del Monopoly erano quelli delle più note vie di Milano, ma dopo la caduta del regime fascista alcuni di questi nomi (Via del Fascio) sono stati sostituiti da altri più neutrali. Dagli anni Quaranta l’edizione italiana è rimasta inalterata, ad eccezione di piccole regole.
Nella versione italiana sono dunque rimasti i toponimi scelti da Emilio Ceretti, tra cui Viale Gran Sasso, Piazza Vesuvio, Viale Monte Rosa, Via Accademia, Corso Raffaello, Via Verdi, Piazza Dante, Via Marco Polo, Corso Magellano, Largo Colombo, Viale Costantino, Viale Traiano, Piazza Giulio Cesare, Via Roma, Corso Impero, Largo Augusto, Viale dei Giardini. Soltanto Vicolo Corto e Vicolo Stretto non sono stati ripresi dalla toponomastica di Milano, mentre Parco della Vittoria è la traduzione dall’inglese di Boardwalk, il lungomare della città di Atlantic City.
Altra curiosità è che le caselle sono contrassegnate da un colore diverso che indica una tematica specifica: marrone (vie inventate da Ceretti), arancione (pittori e artisti), giallo e verde (Impero Romano), rosso (navigatori), fucsia (istruzione), viola (aree verdi), azzurro (montagne). Negli anni sono state pubblicate molte edizioni italiane dedicate a cartoni animati o località italiane e nel 2009 la distribuzione italiana passa nelle mani della Hasbro che ha ridato al gioco il nome originale di Monopoly.
Come si gioca a Monopoly?
Giocare a Monopoly non è particolarmente difficile o troppo impegnativo. Ogni giocatore deve spostare il proprio segnalino sul tabellone secondo il numero uscito dal lancio dei due dadi. Il gioco si basa sull’acquisto di proprietà terriere da sviluppare con la costruzione (a pagamento) di alberghi e case e sull’incasso delle rendite provenienti dai giocatori le cui pedine si fermano su una casella di cui si ha la proprietà.
Se un giocatore non dispone di contanti per pagare la rendita può vendere o ipotecare le proprietà di cui dispone. Se neanche così può pagare quanto dovuto, deve dichiarare bancarotta e lasciare il gioco. Il Monopoly prevede poi la possibilità di essere mandati in prigione, da cui si può uscire tramite cauzione, ma non si riceveranno pagamenti da altri giocatori.
Inoltre, ci sono le caselle Imprevisti e Probabilità, le quali obbligano a pescare l’omonima carta che può essere positiva o negativa per il giocatore. L’obiettivo finale è dunque quello di essere l’ultimo partecipante in gioco, mandando tutti gli altri in bancarotta. Considerando la lunghezza del gioco, si può impostare una partita a tempo, al termine del quale diventa vincitore colui che possiede più ricchezze tra contante e valore delle proprietà.